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Il Giornale dell'Architettura - Newsletter 76. Viaggio nell'Italia delle periferie
12/01/2017
Chi ha avuto modo di visitare, nella primavera 2016, la pregnante installazione "Society, you’re a crazy breed" degli artisti Botto&Bruno presso la Fondazione Merz di Torino, ha percepito la civiltà urbana nei suoi scarti, relitti, rovine. Certo, lì si trattava tendenzialmente d'immagini legate alla dismissione industriale; tuttavia, subito ci viene da associarle alla "periferia", quella hard, che vive di regole proprie, che sfugge alle mappature, che va esperita direttamente attraversandola (come ci illustra, tra antropologia e geografia, Luigi Manzione o Alessandro Lanzetta, quest'ultimo riferendosi alla conurbazione intorno al Grande Raccordo Anulare di Roma).
Così, in collaborazione con archphoto e per la cura di Emanuele Piccardo, abbiamo avviato una grande inchiesta a puntate che è un viaggio nei luoghi e tra i concetti, i programmi, le proposte e le azioni che riguardano le periferie soprattutto italiane. E partiamo con una newsletter interamente dedicata al tema, in quanto di stretta attualità. Dal bando governativo che ha ricevuto 120 candidature, in attesa di graduatoria ma pare tutte finanziabili (bando sviscerato nei suoi presupposti e nelle auspicabili ricadute da Luigi Pingitore), al concorso del MiBACT e Cnappc (i cui esiti sono restituiti da Laura Ceriolo), alla ricerca di quelle visioni strategiche quasi sempre assenti perchè, come emerge da vari dei seguenti contributi, il fenomeno "periferia" è stato sempre guardato a partire dal "centro"; sbagliando dunque il punto di vista, sebbene a livello di pesi quantitativi le gerarchie forse risultano ribaltate. Oppure, l'approccio è ammantato di retorica un po' paternalistica: atteggiamento cui non sfugge l'ipotesi - debole - del rammendo promossa dal senatore a vita Renzo Piano (di cui un libro ricostruisce l'esperienza a Milano, come ci riporta Michele Roda). Infine, a proposito di relitti, talvolta in periferia, talaltra quali cattedrali nel deserto (ovvero, in campagna), con Gabriele Cavoto siamo andati alla scoperta dei "monumenti" alla grande distribuzione commerciale, abbandonati dopo un ciclo di vita davvero troppo breve (quando non obsoleti prima ancora di entrare in funzione): e se negli Stati Uniti molti di essi hanno conosciuto una seconda vita "di redenzione", da noi la strada è ancora lunga (e, per il momento, lastricata di macerie).
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