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Nella settimana in cui il mondo architettonico festeggia Ieoh Ming Pei, l'architetto sino-statunitense del Grand Louvre, per il traguardo dei cent'anni di vita, noi andiamo per città nella nostra Penisola da Nord a Sud. Osservando Genova (cui dedichiamo un particolare approfondimento) e Taranto, ciò che colpisce (o forse no) è che, sotto molti punti di vista inerenti le dinamiche urbane, sembra di leggere due report identici, ovvero di trovarsi davanti alla medesima città. Con "visioni" che stanno nella matita degli architetti (a Genova quella del Renzo nazionale, a Taranto quella di Bohigas prima, cui se ne sono sovrapposte altre in maniera incoerente) ma che non attecchiscono nelle azioni degli amministratori e ammuffiscono in qualche cassetto; con evanescenti concorsi d'idee; in una perenne condizione di "navigazione a vista" che ancor di più deprime la situazione generale. In mezzo ci sta l'Aquila, dove il progetto di restauro e ricostruzione del centro storico a 8 anni dal sisma abruzzese si è invece risolto in un disbrigo burocratico, nonché in un lucroso affare per l'edilizia. Perché l'architettura è solo un costoso orpello, un'inutile perdita di tempo...
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