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Il Giornale dell'Architettura - Newsletter 150. Tutti a scuola!
11/10/2018
A poche settimane dall'avvio della didattica, presentiamo un'inchiesta sullo stato dell'arte dell'edilizia scolastica. A fronte di un parco edifici marcatamente obsoleto e a rischio sismico (sono oltre il 40% sia le strutture collocate in zona sismica 1 e 2, sia quelle realizzate prima del 1976, anno di entrata in vigore delle normative antisismiche), negli anni recenti va registrato un maggiore impegno dello Stato - sebbene prevalentemente dettato, come sempre, da logiche emergenziali - nei confronti della messa in sicurezza e del rinnovamento delle strutture. Gli esiti di tale azione, espletata attraverso vari programmi e finanziamenti, è ora messa in discussione dall'azzeramento, presso la Presidenza del Consiglio, della struttura di missione Italiasicura Scuole, e dal recente annuncio di tagli al MIUR per 100 milioni. Eppure, si apprezzano sul fronte architettonico alcuni esiti confortanti, sebbene il numero dei concorsi (di progettazione), banditi nell'ultimo decennio, sia davvero esiguo, e in molti casi i documenti preliminari al progetto siano troppo vaghi; per non parlare dell'incertezza che continua a regnare intorno agli esiti del tanto sbandierato concorso internazionale "Scuole innovative".
Se è vero che lo spazio stesso è il primo e più potente medium pedagogico, sul fronte dei modelli formativi, ad esso connessi, si registrano interessanti sperimentazioni, di cui alcuni dei contributi seguenti danno ampiamente cenno. Appurato ormai che l'accesso all'apprendimento ha molto mutato la sua vita di forme, e che la scuola non è più l'unico luogo deputato a ciò, ne consegue la ricerca, necessariamente interdisciplinare, di tipologie ibride (magari in direzione di un "centro servizi"), plasmate su specifiche necessità formative e progetti didattici, che sconfessano la messa a punto di soluzioni standard, buone per ogni stagione.
E a proposito di sperimentazioni, gettiamo uno sguardo in Colombia, dove in questi anni recenti siamo ormai abituati a leggere l'architettura come significativo valore aggiunto dell'intervento pubblico.
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