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Il Giornale dell'Architettura - Newsletter 156
22/11/2018
Gli esiti del Premio architetto italiano confermano in parte gli orientamenti recentemente emersi con la Medaglia d'Oro della Triennale: opere di piccola taglia, firme fuori dal mainstream. Ma essi dicono anche qualcos'altro: la sottolineatura di una dimensione pubblica del progetto che il Premio, ai suoi primi passi, sembra voler fare propria, magari a costo di lasciare da parte opere di chiara fama, non paragonabili per scala e impegno economico. Si conferma tuttavia la sensazione che la domanda di architettura, nel nostro Paese, rimanga assai latitante, nonostante tutto.
Sul fronte mainstream (almeno quello dei fatturati), le considerazioni di Aldo Norsa alle classifiche dei big architettonici della progettazione mostrano, pur nel perdurante confronto lillipuziano con i cugini dell'ingegneria o con realtà estere, incoraggianti segnali di progressiva internazionalizzazione. C'è inoltre la questione dell'autorialità nelle denominazioni delle imprese professionali: vedremo se la progressiva affermazione del BIM sposterà gli equilibri verso le sigle, a discapito di coloro che... ci mettono il nome e cognome.
Ospitiamo poi la riflessione, da parte di un professionista radicato sul territorio, ma attento a quel che succede nel mondo (Giovannangelo De Angelis è fondatore del Premio Ischia di Architettura), sulle possibili ricadute del famigerato decreto (pensato per Genova e contenente altro), al di là delle retoriche degli slogan e delle letture preconcette: ciò che a Ischia serve veramente sono interventi di qualità (cfr. la carenza già evidenziata in alto), la quale non si ottiene (solo) come conformità rispetto a una procedura burocratica: men che meno se si ragiona di ricostruire "com'era"!
Infine, il nesso che lega la prima parte del report su Brescia e il bilancio a 60 anni dalla nascita della Défense è un discorso intorno alla governance delle trasformazioni: debole, sul fronte della definizione dei contenuti così come nelle azioni d'indirizzo, nel caso lombardo; frutto di una rinegoziazione tra poteri centrali e periferici, in un quadro socio-economico profondamente mutato, nel caso dell'insediamento alle porte di Parigi.
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