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Il Giornale dell'Architettura - Newsletter 180
23/05/2019
Questa settimana, al commento dei contenuti della newsletter ne privilegiamo uno breve sul docu-film «Palladio», proiettato in numerose sale cinematografiche italiane tra lunedì e ieri. Una realizzazione, per la regia di Giacomo Gatti e la direzione scientifico-storica di Gregorio Carboni Maestri, che scorre per 97 minuti senza annoiare, in equilibrio tra divulgazione ed interpretazione (solo Peter Eisenman pare cervellotico quando parla di "ideale" e "idealità"), tra biografia, magistero e lasciti. In questo, risulta efficace il doppio binario tra contesto veneto (il filo del racconto testimoniale si dipana all'interno di villa Saraceno, progettata dallo stesso Palladio e accudita dal Landmark Trust, attuale proprietario) e Stati Uniti, principale terra di diffusione (insieme alla Gran Bretagna) del palladianesimo e delle sue varie riprese nei secoli. Un ottimo spot turistico per Vicenza, Venezia e soprattutto le Ville venete (di cui si tocca il tema della conservazione ma si evitano accuratamente quelli della loro fruizione, nonchè del loro rapporto con un paesaggio in continua trasformazione che spesso ne minaccia l'integrità territoriale). Ma è anche un doveroso omaggio a Lionello Puppi (1931-2018), storico dell'arte e grande conoscitore di Palladio e dei suoi committenti, che è tra i principali narratori del film.
L'architettura di Palladio - il primo dei moderni, anche se non viene ben spiegato in che cosa egli si differenzi dai suoi coetanei - è certo "fotogenica" e buona per tutte le stagioni. Attendiamo che qualcuno si cimenti con architetti sempre moderni ma un po' più... contemporanei.
Quindi, Palladio possiede appeal. Sarà pur vero; ma allo spettacolo pre-serale eravamo non più di una dozzina e il sottoscritto era il più giovane...
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