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Il Giornale dell'Architettura - Newsletter 185
27/06/2019
Il report da Potsdam rivela che la posta in gioco nell'ambito della ricostruzione neo-storicistica tedesca non riguarda solo la nostalgia o i concetti di "decoro urbano", ma sottende ben più profonde valenze politiche. Perchè, se nella ricostruzione del centro storico di Francoforte prevale l'idea di consumo turistico, nella città che fu residenza reale di Casa Hohenzollern occhieggiano revanscismi che vanno oltre la volontà di fare tabula rasa dell'eredità della DDR, in ossequio alle reazionarie e fanatiche posizioni della (estrema) destra.
Giocano con i linguaggi dell'architettura anche gli interventi per i business center costruiti dalle società di stato cinesi nelle zone franche lungo la Via della seta. Un esempio di "glocalismo architettonico" apparentemente politically correct, con riferimento alle varie declinazioni formali autoctone, innestate su impianti tipologici standard. Ennesimo emblema della potenza del Dragone con le sue "mani sul mondo" (in confronto, quelle "sulle città" di francescorosiana memoria, fanno quasi tenerezza...).
Guardando a casa nostra, invece, riportiamo un intervento, pure di fattura pregevole, che riattiva il cuore sempre più imbalsamato delle nostre città storiche, lavorando sul recupero di beni patrimoniali a partire dalle connessioni legate al disegno e alle articolazioni degli spazi pubblici: i Chiostri di San Pietro a Reggio Emilia.
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