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Il Giornale dell'Architettura - Newsletter 235
30/07/2020
Ci congediamo per la pausa estiva concludendo la lunga inchiesta sulla condizione dell'edilizia carceraria italiana con due qualificati contributi di addetti ai lavori, finalmente non architetti. Le loro riflessioni convergono sull'asincronia dell'agenda politica nello scollamento temporale tra scelte decisionali e azioni concrete.
Per un'inchiesta che si chiude, ne apriamo un'altra, a cura di Luca Caneparo, sull'ammodernamento edilizio: tema quanto mai attuale visto il superbonus del 110% di agevolazioni per interventi di miglioramento energetico e sismico degli edifici, recentemente approvato dal governo. La nostra riflessione si sofferma sugli aspetti di linguaggio e percezione sottesi agli interventi di modificazione, per ricordare che la questione non è meramente tecnico-prestazionale, ma va inquadrata in una più ampia consapevolezza progettuale.
Il nostro governo non si è invece dimostrato altrettanto propenso al rinnovamento nell'ambito del Decreto Semplificazioni, se è vero che, per le demolizioni e ricostruzioni in certe aree (non solo storiche), prescrive il rispetto di sagome e prospetti della preesistente edilizia senza qualità, che s'intende sostituire. Comunque, bene o male, la strada verso la riqualificazione del nostro parco edilizio sembra ormai tracciata? Niente affatto, se il Rapporto 2020 del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente non rivela miglioramenti sul fronte del consumo di suolo che, anzi, avanza inesorabilmente, con tassi disallineati (in eccesso, ovviamente) rispetto a quelli demografici.
Infine, dopo vari segnali, che già indicavano una controtendenza, le recenti linee guida, rilasciate dal governo cinese in merito alla "contrazione" degli edifici alti e allo stop a copie e plagi rivelano un netto cambio di passo del colosso asiatico in materia edilizia e urbana. Dopo aver "metabolizzato" i must architettonici stranieri, siano essi monumenti, prodezze della tecnica o virtuosismi della forma (attenzione, trattasi di un segno di forza e non di debolezza!), ora si passa al contrattacco, per esibire con orgoglio al mondo la propria identità nazionale...
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