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Il Giornale dell'Architettura - Newsletter 319
26/05/2022
Sebbene, in questi tempi cupi, nel nome della difesa nazionale qualcuno sarebbe disposto a vendere pure la madre, la vicenda della nuova base militare nel cuore del Parco di San Rossore è sconcertante. E stavolta non è questione del "come" (manco poi ci propinassero una griffata summa di architettura del paesaggio), bensì del "cosa". Lì non va costruito proprio nulla. Invece, con la struttura commissariale, c'è pure da scommetterci che i lavori procederanno celermente, senza intoppi, né ricorsi, con buona pace del consumo di suolo zero.
Suolo che, nella sua materialità, diventa oggetto centrale di riflessione - ma anche di contemplazione quasi estatica - alla Biennale dell'architettura e del paesaggio di Versailles, dove i temi non sono certo originali, ma comunque quanto mai attuali e urgenti.
Restando poi in terra francese, ma spostandoci nel cuore della capitale, ecco due interventi che sviluppano un dialogo raffinato tra passato e presente, fatto di continue stratificazioni e sapienti addizioni. Se il rinnovato Musée de Cluny rivela, una volta di più, la mano attenta e colta di Bernard Desmoulin (già autore di altri progetti museografici e interventi sul patrimonio storico degni di nota), il nuovo campus di Sciences Po va in controtendenza rispetto alle prevalenti scelte odierne di decentramento urbano, operate dalle strutture universitarie.
Al contrario, a Genova sarebbe oltremodo utile che la cultura si riverberasse verso la periferia, ma ciò non avviene, come dimostra la discutibile scelta di destinare la Commenda di Pré al pur interessante nuovo Museo dell'emigrazione italiana.
Infine, registriamo un altro successo per Bjarke Ingels Group in un grande concorso internazionale, quello per il Centro culinario basco di San Sebastián, a pochi giorni di distanza dall'affermazione dello studio danese per la nuova Sala filarmonica nazionale a Praga, mentre è stato appena inaugurato a Mountain View, California, il campus di Google, progettato insieme a Heatherwick Studio. Con i suoi progetti per edifici che spesso si offrono come suoli pubblici calpestabili su più livelli, fungendo da nuove connessioni infrastrutturali urbane, Ingels è forse l'interprete più originale, seppure a sua volta assai mediatico e "brandizzato", della generazione successiva alle archistar ormai sul viale del tramonto.
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