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Il Giornale dell'Architettura - Newsletter 321
09/06/2022
Nella settimana in cui Milano è caput mundi del design - alla prossima newsletter con i report ex post - migriamo verso est per trattare temi un po’ meno... frivoli.
Al centro dell'attenzione come principale rifugio per la diaspora ucraina, la Polonia risulta emblematica per capire il rapporto tra politiche (nazionaliste e ultra-conservatrici) e architettura, attraverso il filtro della committenza religiosa. Come riportato nell'articolo, è possibile stabilire una relazione inversamente proporzionale tra la pietas da un lato e il gigantismo delle numerosissime opere chiesastiche che spuntano come funghi e la loro collocazione remota in aree rurali dall'altro (e, aggiungiamo noi, il loro straordinario grado di kitsch).
Siamo poi andati a Londra per testare, a pochi mesi dal completamento di gran parte dei lavori, l'efficacia dell'operazione Design District, ultimo impulso per promuovere quella rigenerazione della penisola di Greenwich che da decenni langue. Se, qui, gli eterogenei linguaggi, forzosamente accostati secondo la solita formula della "lottizzazione a spezzatino" a brillanti firme internazionali, sembrano sortire un qualche effetto (ma, ai fini dell'appetibilità dell'area, contano altrettanto i canoni d'affitto calmierati), a Vienna l'operazione di façadisme del museo privato di Heidi Horten non convince affatto.
Infine, nel decennale del sisma, facciamo il punto sulla ricostruzione in Emilia, guardando soprattutto al restauro dei beni culturali.
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