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Il Giornale dell'Architettura - Newsletter 327
21/07/2022
Le parole, invero un po' algide, di Bjarke Ingels sembrano richiamare lo slogan dell'architetto come "sismografo", lanciato a suo tempo da Hans Hollein, in qualità di curatore della sesta Biennale di Venezia, nel 1996.
Così, in quest'estate rovente che di algido non ha proprio nulla, conviene provare a pensare agli impianti a fune non più legati alla chimera della neve e al seguito di sport "invernali" che rischiano di diventare ormai un insostenibile capriccio per pochi, bensì come possibile mezzo di trasporto pubblico alternativo di massa che vada al di là del mero "vezzo" di marketing o della vetrina a corredo di eventi effimeri (le Expo su tutto).
Anche in nome del marketing urbano, con tutte le retoriche che ne derivano (su tutte, la trasparenza, eletta quasi a valore etico), Milano continua a viaggiare con le marce alte e infila una terna di concorsi che archiviano definitivamente piani e progetti trascinati per decenni senza successo (ma, intanto, siamo un paese dalla memoria corta), puntando tutto sull'urgenza legata allo sfruttamento dell'occasione PNRR.
E, se per il PNRR occorre fare veloce, allora non c'è tempo per pianificare interventi ragionati e di ampio respiro in ambiti che rappresentano davvero delle urgenze per il nostro paese: come nel caso delle politiche pubbliche per l'abitare, tema evidentemente troppo poco "sexy" per cospicui ritorni d'investimento in immagine.
Restando poi ai concorsi, quello per il riassetto del parvis di Notre Dame a Parigi, letto in controluce, rivela lo snodo centrale della posta in gioco: l'accettazione o meno dell'eredità urbana dell'hassmannizzazione, tra elogi del diradamento e istanze di ri-densificazione del tessuto edilizio.
Infine, il ritratto di una città, non certo da copertina ma sicuramente da riscoprire, qual è Cosenza, diventa l'occasione per una riflessione su vizi e virtù delle città medie italiane.
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