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Il Giornale dell'Architettura - Newsletter 422
21/09/2024
Guardare oltre l’esile e delicato segno, firmato RPBW, per la nuova torre piloti del porto di Genova significa scoperchiare il vaso di Pandora di una trasformazione urbana senza urbanistica alle spalle. Un tema, d’altronde, che abbiamo ripetutamente toccato nei nostri precedenti approfondimenti (cui si aggiungono le missive dei lettori) sull’attuale condizione del capoluogo ligure. Insomma, il landmark della torre piloti non è paragonabile all’ascensore Bigo, uscito oltre 30 anni fa sempre dalla penna verde del Renzo nazionale, perché, stavolta, dietro non ci sta un intervento paragonabile a quello del Porto antico, sebbene l’architetto genovese, da allora, si sia preso cura della città, donandole quell’Affresco che, via via, è svaporato nei corridoi dei palazzi municipali…
Tuttavia, non si può gettare la spugna della governance urbana, affidandosi semplicemente alle iniziative dal basso, all’urbanistica tattica, all’effimero e via dicendo: le iniziative temporanee, inerenti la Darsena di Ravenna, sono stimoli degni di nota, sproni per azioni pianificate e non scusanti per temporeggiare.
I territori dove proprio non si può più temporeggiare sono quelli delle aree interne, come dimostra anche il caso della Valle Cervo, nel Biellese, che aggiunge un tassello alla nostra inchiesta, avviata ormai da tempo.
E mentre proviamo a capire se il Superbonus 110% è stato anche un’occasione per ripensare l’organizzazione del lavoro dei professionisti (e non solo un incubo su più fronti), plaudiamo all’iniziativa del Fondo per l’Ambiente Italiano di ripristinare la Velarca, un progetto dei BBPR che rappresenta un contributo laterale, quanto interessante, alla cultura dell’abitare.
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