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Il Giornale dell'Architettura - Newsletter 431
21/11/2024
Questa settimana partiamo da un tema spinoso, inerente la palese ostruzione all’insediamento di luoghi di preghiera per cittadini di fede islamica. Per riprendere le parole di Michela Morgante, «quella delle nuove moschee è la solita storia all’italiana di esclusione e diritti costituzionali negati», per cui si finisce per «scaricare sulla complicata macchina della gestione del territorio questioni che andrebbero mediate in sede politica tra i diversi portatori d’interessi». Il tutto, «in un paese dove un diffuso sentimento secolarizzato ci spinge nel quotidiano a ignorare l’esistenza dei campanili». (A proposito, qualcuno è mai entrato negli anni recenti in chiesa durante una celebrazione eucaristica domenicale riuscendo a scorgervi, tranne sparute eccezioni, qualche under 40?). Inoltre, di questi tempi è risaputo come concetti quali tolleranza e convivenza non vadano per la maggiore…
Per contro, suona abbastanza ironico che il 12° World Urban Forum, che predica la dignità dell’habitat come presupposto per mitigare le disuguaglianze sociali, si sia svolto in un paese, l’Egitto, che calpesta i più basilari diritti umani.
Spostandoci poi più a est in Medio Oriente, per una volta ci soffermiamo su un progetto ancora sulla carta, sebbene molto mediatizzato, in una città che certo non stimiamo come modello di buona pratica a qualsiasi livello. Eppure, sembra davvero che il grattacielo The Veil di RCR Arquitectes a Dubai innalzi molto l'asticella, prefigurando, per la tipologia degli edifici alti, qualcosa che pare un ossimoro, un'aporia, una contraddizione in termini: il rapporto con un contesto e una tradizione geo-antropologici. Ma una cosa è certa: se son rose, fioriranno solo ed esclusivamente nei giardini luxury della upper upper upper class...
Grandi visioni connotano anche l'orizzonte di Serge Catilina, protagonista del film colossal di Francis Ford Coppola intitolato Megalopolis, di cui Giorgio Scianca, nel gradito ritorno della rubrica "Quo vadis architetto?", ripercorre la profetica genesi e ne registra la tardiva produzione.
Infine, torniamo a casa nostra, con gli incoraggianti esiti del premio "I luoghi dello sport" bandito da IN/Arch Piemonte, e con una ricognizione a Crespi d'Adda, per scoprire che buona parte del celebre villaggio operaio Patrimonio Unesco è in mano a un immobiliarista e al suo fido studio di progettisti, fautori di un progetto di rigenerazione al momento ancora alquanto vago.
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