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Il Giornale dell'Architettura - Newsletter 446
06/03/2025
Parla di patrimoni e di confini la nostra newsletter settimanale. Proprio quando l’architettura (con The Brutalist) sfiora - ma non vince - l’Oscar nella notte di Los Angeles, l’Oscar dell’architettura 2025 finisce in Cina.
Viene assegnato a Liu Jiakun, progettista 69enne di Chengdu. I titoli dei giornali di mezzo mondo celebrano la sua architettura definita “onesta”, Maria Paola Repellino ci offre un ritratto che indaga, tra le altre, le costruzioni realizzate con le macerie del terremoto del Sichuan del 2008.
Lì la materia diventa fattore di identità. Quell’identità talvolta minacciata da restauri e rimaneggiamenti. Due progetti alpini – moderni ed emblematici - raccontano esiti diversi, e controversi. Li scopriamo con Laura Milan (la Slittovia di Carlo Mollino a Sauze d'Oulx che sperimenta nuove improbabili pareti in legno) e con Margherita Toffolon (che invece ci porta a San Martino di Castrozza dove Villa Morassutti conosce un intervento che scommette, grazie anche al Superbonus, sull’efficienza).
Sui (più antichi) patrimoni progettuali italiani ha costruito uno straordinario contributo di studio Howard Burns che, 85enne, è mancato nei giorni scorsi. Scozzese di nascita, attivissimo in Italia - soprattutto tra Vicenza (sulle tracce di Palladio) e Venezia (dove raccoglie il testimone di Manfredo Tafuri) – lascia in eredità il concetto stesso di Rinascimento architettonico. Lo ricorda Maddalena Scimemi.
Confini politici sono quelli che esploriamo tra Gorizia e Nova Gorica. Città transfrontaliera (con un limite sempre più effimero), quest’anno è Capitale Europea della Cultura. L’inaugurazione è l’occasione per visitare i progetti realizzati (e non), spesso lontani – come racconta Marco Ragonese – dalle enfatiche visioni presentate alla candidatura.
Di visioni (se la parola è giusta) ne ha portate – molte, troppe – Donald Trump nelle poche settimane di presidenza Usa. Ci abbiamo già scherzato sopra con L’Archintruso. Oggi la realtà supera, ampiamente, anche la fantasia. E allora ci permettiamo di giocare ancora un po’, con Luca Gibello che illustra con ironia il nuovo resort turistico upper class di Gaza.
Una città reale (viva, vissuta, e anche contraddittoria) è invece l’oggetto delle osservazioni che ci regala Elena Granata, scrivendo – nello Speciale - di inclusione urbana. Serve andare oltre i confini consolidati, argomenta, perché è “in gioco la nostra libertà e la nostra felicità collettiva”.
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