Archivio news
ALTRE COMUNICAZIONI
Il Giornale dell'Architettura - Newsletter 167. Architettura bene comune?
21/02/2019
Nella settimana che registra la dipartita dell'istrionico Alessandro Mendini (memorabile per la storia del design ma non certo per quella dell'architettura), ci soffermiamo su due contributi che, seppur sotto traccia, sono connessi da un filo rosso.
Il primo riguarda la riflessione di Giovanni Caudo, urbanista e docente ma soprattutto assessore alla Trasformazione urbana di Roma capitale quando, nel 2014, si aprì il capitolo dello stadio "personale" della Roma calcio, che indugia sull'interesse pubblico dell'operazione alla luce della trasformazione della proposta iniziale. Senza addentrarsi in un'analisi costi-benefici (di questi tempi ci bastano quelle sul TAV, mutevoli a seconda del punto di vista, come recitava qualche anno fa il noto tormentone di Jarabe de Palo), sembra evidente che, nell'attuale versione, l'ago della bilancia penda dalla parte del promotore privato; i cui interessi, si badi bene, non è affatto detto che coincidano con quelli della città. E, sul fronte delle opere pubbliche, Roma si trova già nell'armadio uno scheletro di non poco conto: la Città dello sport, a firma di Santiago Calatrava (di nuovo lui, quello del ponte di Venezia), con un cantiere fermo nel degrado dal 2012 e completato al 40%, con preventivi più che decuplicati rispetto al 2005 e giunti alla rimarchevole cifra di 660 milioni.
Il secondo riguarda l'analisi di Patrizia Mello sulla torre di Tatlin per la Terza Internazionale (che inaugura una nuova rubrica dedicata alle icone del Moderno rilette a distanza di un secolo dalla loro concezione), che mostra tutte le potenzialità dell'architettura quale strumento, magari meramente utopico, per l'emancipazione dell'umanità attraverso l'atto della costruzione. Un progetto che, nella sua eloquenza, parla di futuro e, in maniera altrettanto forte, di interesse collettivo.
Collegamenti: